Cosa può unire un pittore del Cinquecento e uno del Novecento? Apparentemente, tutto li divide: secoli di storia, linguaggi diversi, un mondo che cambia. Eppure, nell’aula del Senato di Palazzo Madama, dal 19 settembre 2025 al 12 gennaio 2026, Tintoretto ed Emilio Vedova tornano a parlarsi. Non come maestro e allievo lontani, ma come due anime veneziane che hanno fatto della pittura una lotta con il tempo e con l’emozione.
La mostra “Vedova Tintoretto. In dialogo”, a cura di Gabriella Belli e Giovanni Carlo Federico Villa a Palazzo Madama nella Sala del Senato, incollaborazione con la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova di Venezia, non è soltanto un’esposizione. È un confronto serrato, un incontro tra due uomini che hanno usato il colore e la luce per andare oltre la superficie, cercando sempre un’energia che sconvolge e trascina.
Un prestito eccezionale: l’Autoritratto dal Louvre
Il cuore pulsante del percorso è senza dubbio l’Autoritratto del 1588 di Jacopo Robusti, detto il Tintoretto, prestito straordinario del Musée duLouvre di Parigi. Un’opera che racconta molto più di un volto: è lo sguardo di un uomo che si specchia in sé stesso e nel suo tempo, con una potenza tale da influenzare secoli di artisti, da Édouard Manet a Jean-Paul Sartre.
Vederlo a Torino è un privilegio raro, e forse un’occasione unica per cogliere la radice del dialogo che lega Tintoretto a Vedova.
Similitudini oltre i secoli
Entrambi, pur separati da quattro secoli, hanno affrontato la pittura come un campo di battaglia.
Tintoretto con le sue tele immense, dove le figure sembrano esplodere in movimento, dove la luce squarcia la scena come un colpo di teatro.
Vedova con le sue tele informali, gesti rapidi e feroci, pennellate che sono ferite e grida, segni che non cercano bellezza ma verità.
In entrambi si sente lo stesso impeto: la pittura come necessità, come urgenza, come specchio di un mondo inquieto.
Vedova stesso riconosceva in Tintoretto una sorta di alter ego: “Tintoretto è stato una mia identificazione. Quella regia a ritmi sincopati e cruenti, magmatici di energie, di passioni, di emotività commossa…”.

Un dialogo che attraversa la mostra
Il percorso espositivo accompagna il visitatore tra una cinquantina di opere, dalle imponenti ancone dei Camerlenghi prestate dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia fino ad alcune tele del ciclo delle Metamorfosi dalle Gallerie Estensi di Modena. Accanto, le tele di Vedova, dai primi disegni degli anni Trenta fino alla monumentale installazione …in continuum, compenetrazione/traslati ’87/’88, che riempirà di energia visionaria l’aula del Senato del Regno.
Un dialogo fatto di rimandi, citazioni, scontri e riconciliazioni, dove il visitatore non può restare spettatore passivo: perché quella forza che unisce Tintoretto e Vedova non è mai distante, ma vibra e ci interroga ancora oggi.




